Rapina al Punto Snai

Rapine ai Punti Snai, arrestati i finti carabinieri

Catturati a Montesilvano, sono accusati dei colpi a Pescara e a Santa Teresa

PESCARA. La pistola scacciacani vicino al cambio, il coltello in una tasca, una busta vuota nell’altra. E poi i cappellini, la paletta per fermare il traffico e i giubbotti blu: i due uomini erano appostati in auto davanti al Punto Snai di Montesilvano, domenica sera, quando una guardia giurata li ha notati e ha chiamato i carabinieri. Ora sono in carcere, accusati di tentata rapina, ma anche di rapina ai danni di altri Punti Snai.

TRE RAPINE. Roberto Pavia, 38 anni di Corsico (Milano) e Luciano Arcadu, 40 anni di Arcola (sempre nel Milanese) sono stati riconosciuti «senza ombra di dubbio», come ha riferito il capitano Enzo Marinelli che li ha arrestati, dai testimoni delle rapine ai Punti Snai di via Fabrizi a Pescara (il 2 settembre) e di Santa Teresa di Spoltore (il 12 ottobre).
E ancora, risulta presa a noleggio da Arcadu, a Milano, la Bmw con cui due giorni fa, poche ore prima degli arresti, è fuggito il rapinatore che ha assaltato ancora la Snai di Santa Teresa. Ma se per quest’ultimo episodio sono ancora in corso gli accertamenti dei carabinieri di Spoltore guidati dal maresciallo Silvio Tomassini, perché l’autore materiale (coperto da una calzamaglia) non sarebbe stato riconosciuto, gli altri due (del 2 settembre e del 12 ottobre) hanno in comune con la tentata rapina di Montesilvano non solo i presunti autori, ma anche armi e modalità: in due, pistola e coltello, con cappellini e giubbotti blu, nei due colpi messi a segno i rapinatori hanno aspettato che i responsabili chiudessero per poi costringerli, spacciandosi per carabinieri, a rientrare e ad aprire la cassaforte. Un canovaccio che, i carabinieri ne sono convinti, i due si preparavano a ripetere anche domenica sera se l’intuito della guardia giurata in servizio al Punto Snai di Montesilvano non gli avesse mandato a monte il piano.

L’ARRESTO. Sono le 22,30, è da poco finita la partita Roma-Inter e nel locale di corso Umberto gli scommettitori più fortunati stanno riscuotendo le vincite quando la guardia giurata nota due uomini che, in una Panda celeste parcheggiata lì davanti, non smettono di controllare i movimenti suoi e della clientela. L’a ddetto alla sicurezza comincia a tenerli d’occhio a sua volta: ma più il locale si svuota e più si fa preoccupante la loro presenza. L’uomo decide di allertare i carabinieri, ai quali non solo segnala il fatto, ma riferisce anche la targa dell’auto.
La Panda, identica a quella utilizzata per il colpo del 2 settembre a Pescara, risulta rubata a Milano lo scorso giugno. I sospetti diventano mezze certezze. E scatta il blitz.
Naturalmente, come ha riferito ieri in conferenza stampa il comandante provinciale Giovanni Esposito Alaia, tutto deve proseguire normalmente ed è per questo che, finito l’o rario, la responsabile chiude il locale e si avvia verso la macchina. Ma è scortata dalla guardia giurata che, consapevole dell’arrivo dei carabinieri, le sta vicino e prende tempo. Nella Panda celeste i due stanno ancora aspettando quando alle loro spalle piombano i carabinieri del Nucleo operativo radiomobile coordinato dal luogotenente Claudio Ciabattoni. Pavia e Arcadu non hanno scampo. Ai militari dicono di essere lì per caso, ma non sanno giustificare il coltello, la pistola senza tappo rosso modello Beretta, la busta e i cappelli, nè l’auto rubata.

CHI SONO. Vengono portati in caserma e dai successivi accertamenti si scopre che Pavia ha precedenti per rapina, e Arcadu per furto. Arrivano dalla provincia di Milano, ma la loro non è una presenza casuale: perché da tempo Pavia risulta ospite di uno zio (del tutto estraneo ai fatti) in via Tiburtina, a Pescara, mentre Arcadu risulta registrato in un albergo a Sambuceto anche ai primi di settembre (quando c’è stata la prima rapina a Pescara) e il 12 ottobre. Dalla perquisizione, poi, nella stanza di Arcadu gli investigatori trovano la ricevuta di una giocata da tre euro eseguita alla Snai di Montesilvano la mattina di domenica, e si convincono ulteriormente dell’esistenza di un piano (con sopralluogo preventivo) di rapina.

I FINTI CARABINIERI. L’armamentario sequestrato nella Panda aiuta a completare il quadro: secondo gli investigatori, a Montesilvano i due si preparavano a spacciarsi nuovamente per carabinieri dei reparti speciali.
Come era avvenuto nella notte tra il 2 e il 3 settembre con la responsabile del Punto Snai di Pescara affiancata nell’auto con il fidanzato dopo la chiusura, con la paletta avrebbero invitato anche la dipendente di Montesilvano a fermarsi, ordinandole di tornare dentro per controllare all’interno le banconote, presunto provento di riciclaggio. Un trucco che a Pescara aveva fruttato 15mila euro, ma che a Montesilvano non funziona, perché arrivano i carabinieri veri che ora stanno accertando se i due siano autori di rapine analoghe commesse nel centro Italia.

[Fonte: Il Centro]

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